Il vecchio Natale, una poesia che ho letto e sulla quale mi sono trovata a ragionare. Come si festeggiava un tempo questo periodo dell’anno? Di sicuro c’era meno consumismo e si cucinava tutti insieme il pranzo per il giorno più importante, quello della nascita di Gesù Bambino. Oggi le cose sono diverse solo in parte: ci si abbuffa e ci si diverte in famiglia, ma la corsa ai regali e il giro economico che ruotano intorno alla fine dell’anno, crisi economica a parte, hanno reso la tradizione meno genuina:
IL VECCHIO NATALE
di Marino Moretti
Mentre la neve fa, sopra la siepe,
un bel merletto e la campana suona,
Natale bussa a tutti gli usci e dona
ad ogni bimbo un piccolo presepe.
Ed alle buone mamme reca i forti
virgulti che orneran furtivamente
d’ogni piccola cosa rilucente:
ninnoli, nastri, sfere, ceri attorti…
A tutti il vecchio dalla barba bianca
porta qualcosa, qualche bella cosa.
e cammina e cammina senza posa
e cammina e cammina e non si stanca.
E, dopo avere tanto camminato
nel giorno bianco e nella notte azzurra,
conta le dodici ore che sussurra
la mezzanotte e dice al mondo: È nato!
NATALE, UN GIORNO
di Hirokazu Ogura
Perché
dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
In fondo tutto il mondo e un grande recinto.
Perché
la gente parla lingue diverse?
In fondo tutti diciamo le stesse cose.
Perché
il colore della pelle non e indifferente?
In fondo siamo tutti diversi.
Perché
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.
Perché
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.
A Natale – un giorno – gli uomini andranno d’accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l’enorme albero fino alla punta.
Allora tutti si diranno “Buon Natale!” a Natale, un giorno.