Avete mai sentito parlare dei sermoni di Natale? Si tratta di componimenti in rima che sono stati molto famosi soprattutto all’inizio del Novecento, quando i bambini li imparavano per recitarli davanti al presepio, vero simbolo religioso o in chiesa. In alternativa, anche a casa a volte li facevano ascoltare a parenti e amici. Il tutto per ricevere in cambio dei piccoli doni. I più grandi, quindi, davano vita ad una vera e propria gara e chi li imparava a memoria prima oltre che più bravo poteva avere diritto a ulteriori compensi. I piccini invece studiavano i cosiddetti sermoncini. La matrice era generalmente popolare ed infatti trovava il suo massimo nei vari dialetti ma oggi di questi, purtroppo, ne rimangono soltanto brevi testimonianze soprattutto perchè quasi tutti erano tramandati esclusivamente a voce e di generazione in generazione.
Non dobbiamo dimenticare che l’istruzione non era riservata a tutti e, quindi, il dialetto restava la lingua del popolo, comprensibile a chiunque e con un lessico povero. Restano ancora oggi però note le frasi argute e legate al vivere quotidiano. Tutti sorridevano di fronte a tali battute che si fissavano nella mente e venivano insegnate praticamente sin dall’infanzia.
In un clima del genere, i bimbi ci tenevano ancora di più ad imparare i sermoni che erano anche di ispirazione per i poeti dialettali e oggi rimangono le uniche testimonianze di lingue locali che vanno scomparendo. Ecco uno dei sermoni più lunghi che noi vi riportiamo:
“Mi hanno detto che questa notte è nato il nostro bambino e voglio proprio guardarlo da vicino. Ma guarda che razza di miseria che ha, è nato in una stalla e non in una casa. Oh, povero mio Signore, là dentro in quella stalla, fra un bue e un somaro e in mezzo a un poco di paglia! Vorrei venirti in aiuto portandoti degli stecchi e farti un po’ di fuoco per difenderti dal freddo. Ma questo non lo posso fare perché sono piccino e allora ti prometto di dirti sempre il mio bene. Di ubbidire alla mamma e anche al papà, di volere bene ai fratelli e alle sorelle che ho in casa. E’ questo, non è vero, il caldo che vuoi da coloro che sono al mondo al giorno d’oggi? E che si vogliano tutti bene come ci vogliamo in famiglia. Tò, prendi un bacino, che devo andare via”.