Il Natale ispira tutti e, anche se in molti non sopportano più una festa dove a vincere sembra sempre il consumismo, è il momento in cui ci si sente più elevati spiritualmente e si è ricettivi e sereni. Questo ovviamente fin dove possibile, nel senso che c’è chi ha problemi e dispiaceri così grandi, da non notare ormai quando arriva, ma questo è un altro discorso. Tra i tanti artisti che hanno voluto lasciare a questo periodo i loro scritti, immortalando su di un pezzo di carta uno stato d’animo, c’è anche Ada Negri, con la sua opera a tema:
Ritorno per un dolce Natale
Disse la madre: Lasciate socchiusa la porta, ch’egli verrà.
Fu lasciata socchiusa la porta: egli entra, disceso dall’eternità.
Per strade di neve e di fango gli fu guida la stella in cammino
nei cieli sol quando rinasce, dentro una stalla, Gesù Bambino.
Riaccosta l’uscio in silenzio, appende in silenzio il gancio al mantello
(fiori e bruciacchi di schrapnell nella divisa ridotta un brandello:
ma ben calca sugli occhi l’elmetto, che la fronte non sia veduta,
e siede, al suo posto, nel cerchio della famiglia pallida e muta.
-Mamma, perché non ti vedo la veste di raso dal gaio colore?
– E’ in fondo all’armadio, è in fondo all’armadio:
domani la metto, mio dolce amore.
– Babbo, perché così curvo, perché tante rughe intorno ai tuoi occhi?
– Son vecchio, ormai: vecchio e stanco; ma tutto passa, se tu mi tocchi:
– Sorellina dal piede leggero, perché un nastro nero fra i riccioli biondi?
– T’inganni, ha il colore del cielo, ha il colore dei mari profondi.
Intanto, dalle campane della Messa di Mezzanotte
gigli e gigli di pace e d’amore fioriranno nella santa notte.
Ed ecco al “Gloria” drizzarsi nell’alta e sottile persona il soldato,
togliendo dal capo l’elmetto, piamente, con gesto pacato.
Scoperta arderà in mezzo alla fronte l’ampia stimmate sanguinosa:
corona di re consacrato, fiamma eterna, divina rosa.
Ma sotto il diadema del sangue egli il capo reclinerà
come chi nulla ha dato, come chi nulla avrà.