Il Natale e l’arte: avete mai pensato che hanno qualcosa in comune? In entrambi i casi si prova una grandissima gioia e senso di ispirazione e anche per le feste in arrivo, siamo già trepidanti e pronti a comprare regali, rinnovare gli addobbi natalizi e abbuffarci prendendo almeno un paio di chili. Nel frattempo, per meglio entrare in questo spirito natalizio, ecco una delle più belle favole a tema che siano mai state scritte:
Judeke viveva solo in un ospizio, ma era conosciuto in tutto il paese per il suo violino; aveva un modo tutto particolare di suonarlo, senza virtuosismi, ma traendone note di una tale dolcezza che incantava anche i semplici contadini che non avevano l’orecchio musicale. Tutti gli anni, il giorno della vigilia di Natale, Judeke faceva il giro delle chiese del paese, suonando davanti al Presepio, e a mezzanotte accompagnava la messa di Natale.
Quel vecchietto magrolino, che sembrava aver raccolto tutte le sue energie a farsi crescere una barba bianca lunga fino a terra, era diventato per tutti parte integrante della festa di Natale, come personaggio del Presepio. I paesani riconoscevano da lontano il suo lungo pastrano nero che contrastava con la barba e il violino che teneva sempre sotto il braccio perché l’astuccio aveva perso la maniglia chissà quanto tempo prima. Soprattutto i bambini lo amavano e si tenevano pronti fin dal mattino davanti alla prima chiesa, aspettandolo con impazienza per accompagnarlo nel suo giro abituale. Judeke entrava in chiesa, si metteva davanti al Presepio, estraeva il violino e cominciava a suonare. I bambini lo accompagnavano cantando i canti tradizionali e lo ascoltavano rapiti. Passavano gli anni. I bambini diventavano grandi ed altri bambini li sostituivano per accompagnare Judeke di chiesa in chiesa la vigilia di Natale.Passavano gli anni e Judeke trascinava sempre più faticosamente le gambe, ma quando suonava era ancora Judeke di sempre, perché il tempo non aveva intaccato la sua musica. Giunse un anno in cui Judeke non si presentò all’appuntamento della vigilia di Natale. I bambini erano già schierati fin dalla mattina all’entrata della prima chiesa, dalla quale Judeke cominciava abitualmente il suo giro. Passarono le ore, passò la giornata e, Judeke non venne. Arrivò la sera e i bambini andarono pieni di apprensione alla messa di Natale. La messa iniziò e Judeke ancora non si vedeva. I bambini durante la cerimonia mormoravano “verrà certamente, é in ritardo ma verrà.” E si voltavano ogni momento a guardare verso la porta. La messa finì, la gente si avviò all’uscita, e i bambini rimasero in gruppo seduti sui banchi della chiesa. Era tardi, il sagrestano voleva spegnere le luci, chiudere e andare a dormire, ma i bambini rifiutavano di muoversi. Ed ecco un accordo di violino vibrò nella penombra;
Judeke era arrivato e suonò per i bambini nella chiesa ormai vuota. Quando l’accompagnarono all’uscita si accorsero che il suo passo era malfermo; la neve cadeva in grossi fiocchi bianchi ed il vecchio riuscì con molta fatica a raggiungere la sua stanzetta, mentre una bambina piccola piccola gli portava il violino e il cilindro. “Judeke guarisci!” dissero i bambini. Quello fu l’ultimo Natale di Judeke, ma i bambini lo ricordano come il più dolce.