Il pellerossa nel presepe è una poesia di Gianni Rodari che spesso ci ha accompagnato con i suoi componimenti in questo blog. Sul Natale l’autore si è espresso tanto, raccontando di volta in volta avventure, sentimenti, emozioni e ricordi che sono un pò comuni a tutti quelli che vivono con gioia l’emozione della festa. Questa volta ci parla di un pellerossa sul presepe, una simpatica possibilità per modernizzare una immagine sempre uguale a se stessa della Natività e in fondo parlare per le rime anche di integrazione. Tra i pastorelli, infatti, poco spazio viene dato a popolazioni diverse, eppure a quei tempi in molti sarebbero stati disposti a mollare tutto e correre nella grotta per salutare il neonato, nonostante il lungo cammino.
Voi quest’anno preparerete il presepe? L’albero di Natale si sa non manca mai, ma è il primo ad essere soprattutto in simbolo religioso importante. Insegnate ai vostri bambini l’amore per tutti i popoli proprio partendo da queste piccole cose: perchè non pensare ad accostare ad un presepe tradizionale, qualche immagine più moderna? No, non rischierete di essere blasfemi: la Natività resterà sempre la stessa, ma i più piccoli si renderanno conto che non esiste colore di pelle o luogo di appartenenza, che rende un uomo migliore dell’altro. Intanto leggiamo insieme il Pellerossa nel Presepe di Gianni Rodari:
Il pellerossa con le piume in testa
e con l’ascia di guerra in pugno stretta,
come è finito tra le statuine
del presepe, pastori e pecorine,
e l’asinello, e i Magi sul cammello,
e le stelle ben disposte,
e la vecchina delle caldarroste?
Non è il tuo posto, via, Toro Seduto:
torna presto da dove sei venuto.
Ma l’indiano non sente.
O fa l’indiano.
Ce lo lasciamo, dite, fa lo stesso?
O darà noia agli angeli di gesso?
Forse è venuto fin qua
ha fatto tanto viaggio,
perché ha sentito il messaggio:
pace agli uomini di buona volontà.