Ricordi di Sicilia, tradizioni che ancora oggi in alcuni paesi, soprattutto nella zona occidentale, potrebbe capitarvi di vedere e che ho perfettamente chiare in mente, senza averle mai dimenticate. La sera della Vigilia, quasi nessuna famiglia da decenni prepara più lo sfincione in casa. Di che cosa si tratta? Di una sorta di pizza alta condita con acciughe pomodoro o ricotta, cipolla e mollica, oltre che formaggio. Un tempo, la pasta si faceva lievitare tra le quattro pareti domestiche e ci si recava poi tutti insieme per fare infornare le teglie dal panettiere del quartiere. In questo modo il risultato era sempre eccellente. Oggi, in ogni caso, la fila al panificio si fa comunque visto che non si rinuncia ad assaggiare questa specialità locale, ma si prende già pronto. Già dalle prime ore del giorno del 24 dicembre, si sente nell’aria un profumo meraviglioso e si gongola già ben sapendo che dopo poco tempo si potrà gustare questa delizia.
Certo, non si può negare che lo sfincione sia piuttosto calorico e un vero trionfo di carboidrati, ma questo è l’unico periodo dell’anno in cui ci si può abbuffare senza sentirsi in colpa, quindi è il caso di approfittare. Chi ha qualche amico panettiere, ne approfitta per scoprire i trucchi del mestiere e per osservarlo mentre prepara in serie le teglie già ordinate dai clienti per la sera. Se è vero che una porzione potrebbe già bastare come pasto, però, si tratta soltanto di uno dei tanti piatti che arricchiranno la tavola, ma di certo non può mancare. Deve esserci per forza nelle tavole della Trinacria.
Ormai lo trovate sempre tra i prodotti di rosticceria della provincia di Palermo, in qualunque periodo dell’anno, ma è una peculiarità del Natale, ancora di più nella cittadina di Bagheria, dove si prepara con la ricotta ma non solo.
foto: cookaround