Siamo giunti alla terza parte del nostro racconto di Dino Ticli, dal titolo E’ Natale. Ecco la prima e la seconda:
Era ormai all’altezza dell’altare laterale, quando le luci, dopo aver traballato per qualche istante si spensero del tutto.
– Scarse capacitĂ tecnologiche – ironizzò avanzando ancora.
Un odore di muffa e di legno lo avvolse procurandogli dapprima un senso di fastidio; tuttavia gli risvegliò lontani ricordi e si trasformò rapidamente in qualcosa di dolce e piacevole: la casa di campagna dei nonni, la loro cantina piena di mobili polverosi e umidi tra i quali aveva passato ore giocando a nascondino con i suoi cugini.
– Non è un presepio moderno – commentò compiaciuto. – Questi oggetti devono essere vecchi almeno come le panche.
Ma la luce della chiesa era troppo fioca e poté distinguere solo le sagome nere dei personaggi. Erano piuttosto grandi e disposti nelle pose più strane.
– Forza, un po’ di luce – chiese in un bisbiglio, ma la luce non venne.
– Spero che vorrai scusarmi – disse poco dopo, ma senza nessuna ironia, al Cristo benedicente quando prese una delle candele che ardevano presso l’altare maggiore.
Tornò quindi rapidamente al presepio, proteggendo la piccola fiamma con una mano.
– Ed eccomi ancora qua – esclamò infine e liberò la fiamma.
Il personaggio più vicino fu illuminato di rosso e proiettò un’ombra che danzava al ritmo della fiammella. La statuetta era piuttosto grossa ed intagliata nel legno, come aveva immaginato. Era stata dipinta con cura e rappresentava un uomo di una certa età , con la faccia rugosa ed una folta barba bianca; reggeva una lanterna per illuminare la strada e gridava qualcosa di incomprensibile nonostante tenesse una mano attorno alla bocca per farsi sentire meglio.
– Non c’è nessuno ad ascoltarti e la tua luce non splende. Non affaticarti oltre e lascia che siano gli altri a preoccuparsi delle cose del mondo.
Più in là trovò una donna con un grande cesto sulla testa, all’interno del quale vi erano dei pani e dei pesci. Aveva uno sguardo serio e pensieroso che non lasciava trapelare nulla riguardo al luogo verso cui si stava dirigendo in tutta fretta.
– Cara, signora, probabilmente non sai nemmeno tu dove andare. Cammina, cammina e dopo tanti anni sei ancora qua, con i tuoi pani e i tuoi pesci alla ricerca di una meta. Forse il vecchio è tuo padre che non vedendoti tornare è uscito alla tua ricerca nel buio della notte.
Ebbe per un attimo la tentazione di spostare la statuetta della donna perché potesse finalmente ricongiungersi con il padre. Ma si vergognò di quel pensiero infantile.
Con la candela illuminò allora la strada seguita dalla donna che si inerpicava verso una collina, ma dovette immaginarla più che vederla. Una sorgente d’acqua, che la mano esperta di un pittore aveva saputo rendere viva e fresca, scorreva da una pietra ai piedi della collina e si gettava in una grande vasca. Un’altra donna era china presso la fonte e attingeva con un secchio. Una serie di pieghe sulla fronte e la smorfia sul volto non lasciavano dubbi sulla fatica a cui si stava sottoponendo.
– Non puoi fare altrimenti, lo so. Se avessi potuto scegliere, avresti sicuramente voluto nascere in una famiglia agiata dove altri avrebbero preso l’acqua per te. Ma così ha voluto la sorte ed ora ti tocca sollevare quel secchio che non riuscirai mai a riempire del tutto.
Più staccati, due uomini discutevano animatamente. L’argomento della disputa erano sicuramente due galline che uno dei due teneva per le zampe, mentre l’altro, forse un compratore, le indicava con la mano.
– Mi chiedi troppo per due galline. Sono magre e vecchie: ti darò la metĂ di quello che pretendi. D’altra parte nessuno te le comprerĂ e se non le dai a me le dovrai buttare. Il loro aspetto non inganna: devono essere morte da un secolo.
– Le ha uccise un cane, proprio stamattina. Erano due splendidi animali che producevano un mucchio di uova. Le ho sempre nutrite e accudite con cura e adesso tu vuoi che le regali.
– Calma, signori. Mettetevi finalmente d’accordo: ma sapete da quanto siete qui a contrattare? Sono sicuro che avete cose piĂą importanti da fare, e a casa qualcuno vi attende…
– Sono diventato matto – disse a voce alta, interrompendo il flusso dei suoi pensieri, quando una goccia di cera bollente gli cadde dolorosamente sul dorso della mano.