A Natale quanto tempo manca?

 

Quante volte ve lo hanno detto i vostri bambini? Non so voi, ma è una frase che mi riempie di gioia e mi riporta indietro nel tempo quando anche io mi ponevo gli stessi quesiti. In quel caso, forse, erano i doni a ispirarmi più di tutto, la sorpresa e l’attesa per capire se Babbo Natale era stato generoso con me. In caso contrario mi sarei domandata se per caso non era colpa mia, se non ero stata durante il resto dell’anno tanto monella da non meritarmi ciò che più desideravo. Crescendo ho imparato a percepire il cambiamento d’atmosfera anche quando intorno c’è troppo consumismo. Sento che qualcosa si modifica nell’aria e ci fa essere diversi, ma magari sarà solo una mia convinzione.

Nella mia infanzia, ricordo che il tempo che mi separava dal 25 dicembre mi sembrava sempre troppo e addirittura una volta, ad agosto, ho indossato un maglione di lana nonostante mia madre mi confermasse che non era proprio il caso. Solo quando ha iniziato a pungermi ho capito che non serviva prendere gli abiti rossicci che ricordavano il periodo per far avvicinare la data. Del resto me ne sarei accorta, avevo tanti cuginetti della mia età altrettanto trepidanti e gli zii organizzavano sempre qualcosa.

Ripensandoci ero molto fortunata, perché ogni anno racimolavo moltissimi doni, ma il più delle volte nessuno mi piaceva fino in fondo. L’errore dei più grandi era sempre lo stesso: mi proponevano oggetti o accessori che avrei potuto utilizzare a lungo, mentre io volevo i giocattoli del momento, bambole e borsette. Tutta roba che puntualmente perdevo o si rompeva, ma l’unica in grado di farmi sorridere di cuore. Quando il Natale si avvicinava aiutavo mia madre a preparare l’albero, mentre mio padre realizzava il presepe e davanti ai pastorelli pregavo e speravo di aprire il regalo più bello del mondo.

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