Natale di Giuseppe Ungaretti

Poesie, storielle, favole, filastrocche: a Natale non mancano certo le forme d’arte per celebrare il periodo di festa. Questo senza contare i capolavori realizzati dall’uomo con le sue abili mani. Si moltiplicano, in tal modo, le costruzioni di presepi, ma anche le statue abilmente riprodotte che riprendono il tema natalizio e soprattutto quello della Natività. Nelle case, poi, non manca mai almeno l’albero di Natale addobbato in vari modi. Di solito si scelgono delle palline colorate, sempre più spesso di uno o due colori differenti e tutto intorno si inserisce la neve sintetica o dei nastri colorati con una grande stella in alto.

Tuttavia, sono sempre più spesso i versi che restano immortali nel tempo e vengono tramandati di generazione in generazione e fatti studiare ai bambini a scuola, in passato come nell’era più moderna. Sensibili autori che hanno sentito dentro un profondo amore per i giorni della nascita di Gesù Bambino, hanno trasformato in rima le loro emozioni profonde, lasciando scoprire ai posteri che per loro era la stessa cosa. Sensazioni meravigliose condivise che mostrano la spiegazione più lampante di quanto sia importante per tutti sentirsi rinnovati nell’animo e nello spirito, potersi scambiare i doni con chi si vuol bene e, a volte, anche incontrarsi con dei parenti che non si vedono durante il resto dell’anno, con gioia o meno.

Durante le grandi abbuffate consuete i più piccoli cominciano a recitare le poesie che hanno imparato nei giorni precedenti alle vacanze e, non di rado, tutt’ora la scelta delle maestre ricade su quella probabilmente più famosa di Giuseppe Ungaretti, intitolata semplicemente “Natale”:

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

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