Nel post precedente, vi abbiamo parlato del Natale secondo un romanziere russo immortale come Dostoevskij e questa è la seconda parte di una storia da leggere tutta d’un fiato sotto l’albero di Natale o anche adesso che le feste sono in arrivo:
Ha paura, povero bimbo, e il soldo gli cade subito dalla mano che non ha la forza di stringerlo. Ora corre più veloce di prima, ma non sa dove andare, ha paura. Corre e soffia sulle dita intirizzite. La tristezza si impadronisce di lui, perché si sente solo e si guarda attorno smarrito. Un gruppo di persone sta guardando con ammirazione un’altra finestra, dietro alla quale sono tre fantocci vestiti di rosso e di verde che sembrano vivi. Uno raffigura un vecchio che suona il violoncello, gli altri due suonano il violino, chinando la testa al ritmo della melodia. Le loro labbra si muovono come se parlassero. Il bimbo li crede vivi, ma quando comprende che sono fantocci ride, perché non ha mai veduto dei giocattoli simili. Ride e non ha voglia di piangere; sarebbe sciocco piangere per dei fantocci. Poi un monello dall’aspetto cattivo gli si avvicina, gli
fa cadere il berretto, tenta di buttarlo a terra con uno spintone. Il povero piccino inciampa, si rialza, si mette a correre, inseguito dalle grida della gente, infine si trova in un cortile e si nasconde dietro una catasta di legna.
“Qui nessuno potrà trovarmi”, pensa. “È buio”. Si siede in terra, rannicchiandosi tutto. Si sente soffocare dallo spavento, ma a un tratto si accorge che le mani e i piedini non gli fanno più male. Ha caldo, un caldo dolce come fosse accanto a una stufa. Sta per addormentarsi. Com’è bello dormire! Il bambino pensa: “Resterò qui un poco, poi tornerò a guardare i giocattoli!”, e nel dormiveglia sorride. Poi ode la voce della mamma che canta le note canzoni.«Mamma, io dormo», le dice. «Com’è dolce dormire qui! » Una voce soave come quella della mamma gli sussurra: « Vieni con me a vedere l’albero di Natale ». Il bimbo crede che anche questa sia la voce della mamma, ma non è lei. Chi lo ha chiamato? Non vede nessuno. Poi qualcuno lo bacia nel buio e improvvisamente, ecco una grande luce. Appare un albero di Natale. Non ne ha mai visto uno simile. Dove si trova ora? Ci sono tanti bambini e bambine, che sembrano irradiare luce intorno. Tutti lo baciano e lo abbracciano. Egli fluttua con gli altri nella luce e vede la mamma che gli sorride. «Mamma, com’è bello qui! », grida. Ancora abbraccia i piccoli compagni e vorrebbe raccontare loro che ha visto quei tre fantocci dietro la finestra, ma prima chiede: «Chi siete, bambini?» Essi rispondono: «Siamo i piccoli invitati di Gesù. Egli, in questo giorno, ha sempre un bell’albero di Natale per tutti i bambini che non ne hanno». Allora il bimbo capisce che quei fanciulli sono stati come lui: alcuni abbandonati in un paniere lungo la strada, altri morti negli orfanotrofi, altri assiderati dal freddo.
Ma tutti adesso si sono cambiati in angeli, vicino a Gesù, che sorride benedicendo li insieme alle loro mamme povere. Perché anche le madri sono qui e piangono: ma i figli asciugano con una carezza le loro lacrime e le pregano di sorridere, perché essi sono felici. Nel cortile, dietro il mucchio di legna, all’alba, il portiere trova il povero bambino morto di freddo. Nel sotterraneo di una casa più lontana, qualcuno trova la madre, morta prima di lui: ma entrambi si sono incontrati nella luce di Dio.