Nel frattempo, settantamila fra poliziotti e ufficiali di polizia sono stati schierati per scongiurare attentati come quello di Capodanno ad Alessandria, costato la vita a 23 persone. Il gruppo sotto accusa, avrebbe fatto parte della catena di solidarietà formatasi a Shubra, quartiere copto nel nord della capitale. Una protezione non voluta, mentre impazzano gli episodi di violenza che poi hanno avuto la loro massima espressione nella notte di festa con l’autobomba esplosa di fronte alla chiesa dei santi Marco e Pietro di Alessandria.
Persino le misure di sicurezza sembrano non aver protetto adeguatamente i copti, forse troppo poco tenuti in considerazione in un Egitto dove la polizia ha totali poteri di intervento, a volte discutibili. Le zone come il Museo del Cairo o le aree religiose sono costantemente controllate, mentre all’interno degli edifici dove si svolgono le funzioni è vietato introdurre le borse o passare se prima non è stata presa in consegna la propria carta di identità. Insomma la situazione è piuttosto tesa e più che un evento di gioia e di rinnovamento, ci si trova di fronte ad un reale pericolo e alla certezza che c’è ancora troppo odio e disuguaglianza in molte parti del mondo, incolmabili persino a Natale.