In effetti non è poi così scontato, perché nel mio caso, molto spesso nel corso della mia vita entrambe le feste le ho trascorse in famiglia. Per partire c’è tempo e anche per il divertimento fuori dalle quattro mura domestiche, ma esigenze e mentalità diverse rendono la mia affermazione certamente opinabile. Di sicuro non ho dubbi sul giorno che amo maggiormente che è proprio il 24 dicembre e, di conseguenza il 25. In quell’occasione e l’ho più volte ripetuto, le emozioni che mi invadono sono molteplici e meravigliose. E’ come tutti gli eventi di una certa importanza la nascita di Gesù Bambino e prevede un periodo precedente fatto di corse frenetiche, di incontri, di scelta di regali fra confusione e casse con file lunghissime. Senza contare il menù da preparare, l’albero di Natale ancora da fare e le decorazioni da sistemare in casa. Eppure tutta questa frenesia è adorabile e sono di certo in molti a pensarla come me, così come ci sono molte persone che sono tristi nel vedere quanto consumismo e materialismo ci può essere dietro a tutte queste azioni. In fondo dovremmo solo festeggiare un evento religioso, ma oggi il Natale è davvero molto di più.
La notte della Vigilia, poi, si è tutti più contenti intorno ad una tavola imbandita di ogni tipo di cibo, ci si racconta aneddoti della propria vita e, piacevolmente o meno, si incontrano parenti che nel resto dell’anno non si vedono mai. E’ anche giusto così però e tra un piatto e l’altro, inutile nasconderlo, si attende la mezzanotte per poter scartare i regali. Ogni tanto mi prende l’ansia di scoprire se il mio dono sarà gradito o meno, anche perché si tratta sempre di piccoli pensierinio e mai di qualcosa di costoso. Ora ancora di più. Per il Capodanno, invece, la mezzanotte ha un altro sapore: cominciano dodici mesi nuovi e più che l’emozione cresce la speranza che tutto cambi in meglio.