C’era una volta il presepe, è proprio il caso di dirlo. Oggi rimane appannaggio di mostre, appassionati e famiglie profondamente religiose. Certo ci sono sempre le dovute eccezioni, però è sicuro che il vero protagonista di questa festa di fine anno, a parte la nascita di Gesù Bambino e l’arrivo di Santa Claus, è l’albero natalizio. Quello che preoccupa un pò tutti, insieme ai regali da fare ai propri cari, è soprattutto quale decorazione mettere, il colore delle palline e controllare se le luci si accendono ancora o se, essendo state sistemate male, si sono bruciate. Una volta i più piccoli conoscevano bene la realtà dei pastorelli e dei Re Magi in viaggio per portare doni al neonato divino.
A casa mia mio padre ha letteralmente distrutto la scrivania. Questa veniva ogni anno “sequestrata” a novembre e cominciava un lavoro molto intenso tra sistemazione di casette realizzate da lui stesso con vari materiali, montagne in sughero e alberi con il muschio. I pastorelli dovevano avere diverse dimensioni, perché quelli che si trovavano a distanza e si vedevano appena dovevano essere minuscoli.
Un altro mio zio, invece, faceva e in realtà fa ancora, in Sicilia, un presepe incredibile con tanto di giochi di luce che ricreano l’alba e il tramonto, con sottofondo musicale. Nel tempo ha acquistato in giro pastorelli intenti nelle loro attività quotidiane che si muovono e davvero lo spettacolo è garantito. In questi casi, quello che emoziona non è solo il sapiente lavoro, ma anche l’effetto. Insomma, è bello sapere che c’è ancora chi ci crede profondamente e che si impegna sacrificando ore al riposo, per ripetere la scena della Natività, in modo più o meno elaborato. E’ il simbolo religioso per eccellenza, ma in una società dove sembra aver vinto il consumismo, alla fine, nelle case non manca mai solo l’albero di Natale.