In fondo sono tre tradizioni e non possiamo immaginare l’arrivo del Natale senza questi elementi così tipici. Iniziamo dal biancospino che germoglia proprio nel periodo della fine dell’anno, quindi rappresenta da tempo anche un valido regalo natalizio. Fiorisce, invece, a Pasqua, per cui copre tutte le feste. Intorno sono sorte delle leggende a tema molto interessanti. Si ritiene, infatti, che il biancospino sia originario di Glastonbury e questo perché si fa risalire al al bastone che Giuseppe d’Arimatea aveva piantato con le sue mani.
Che dire poi del vischio che è una pianta natalizia che porta bene. Si considera, quindi, di buon augurio e incarna lo spirito della felicità e della protezione. Non possiede legami con la terra e sembra essere un pò curativo con tutti i mali. Ne parlava già Virgilio nell’Eneide e lo citava per le sue virtù magiche. Per non parlare dei Celti che lo consideravano una pianta sacra. Era piuttosto familiare ai sacerdoti druidi che lo davano al popolo in un periodo particolare: quello del solstizio di inverno. Era immaginato quasi come un dono dal cielo ed aveva, ancora una volta, un effetto medicamentoso. Oggi si usa donare un rametto di vischio come simbolo di buon augurio per il nuovo anno.
In molti adorano, poi, il vin brûlé, assoluto protagonista dei mercatini di Natale, con la loro magica atmosfera. Serve a riscaldare ed è molto piacevole da bere ed è preparato con vino, di solito rosso, riscaldato e con aggiunta di cannella e spezie aromatiche. Nei mercatini natalizi viene servito, dagli stands gastronomici, in tazze coniate per l’occasione. Il loro colore varia a seconda del mercatino e della località e qualche volta si paga una cauzione, una volta prese. Una simpatica tradizione ed una bevanda invernale molto buona che dovete provare se vi trovare in giro per souvenir prima del 24 dicembre.