Tutti i Paesi dell’Europa orientale hanno in comune le calende che allontanano il freddo inverno e gli spiriti. Un viaggio natalizio virtuale che spieghi meglio tali tradizioni può iniziare, ad esempio, dalla Romania in un mix di usanze di origine romana e slava, dove per le strade ascolterete la calinda, composizione lirica che non è solo di buon augurio per le feste in arrivo, ma contiene tra le strofe aneddoti e riferimenti epici ricavati dalla letteratura popolare religiosa apocrifa. I più giovani tra Natale e l’Epifania, bussano alle porte delle case e si divertono a fare degli scherzi. Non di rado nelle aree limitrofe si portano alte lanterne di legno e carta colorata.
In Ungheria, invece, è interessante soffermarsi sulla cosiddetta sedia di Lucrezia. Tale sedile è costruito prima del Natale con grande attenzione ai particolari. Si usano, a tal proposito, tredici qualità di legno e non di rado sono inserite delle iscrizioni particolari. Dopo il 25 dicembre viene arso per  preservare da pericoli e malanni. Questo senza dimenticare il rogo di Cibele, grande falò alimentato,  dal lancio di ruote di un carro sopra cui sono poste delle candele accese ad onorare la dea pagana della fertilità .
In Bulgaria, ancora, si crede che nei giorni che precedono il Natale non si debba fare il bucato per non inquinare le  acque dei fiumi in cui Maria lava il corredo del suo Bambino. A Capodanno, la ragazza più giovane deve setacciare per tre volte la farina che viene poi impastata dalla madre o dalla nonna con acqua silenziosa. Significa che è stata presa senza parlare ed è proibito berne anche una sola goccia. Con quella stessa acqua e quella stessa farina, si prepara inoltre del lievito da conservare tutto l’anno. Bellissimi infine i presepi della Polonia. Nel XVIII secolo, a Cracovia, cominciò a diffondersi presso i muratori e gli artigiani della città l’abitudine di costruire piccole capanne con la Sacra Famiglia da mettere sotto l’albero. Serviva per guadagnare qualcosa in più e impiegare bene il tempo libero.