Come avviene per Babbo Natale, per il presepe, per l’albero o per la Befana, anche per i dolci tipici di questo periodo di festa esistono delle leggende a tema raccontate ai più piccini davanti al camino, dopo le classiche abbuffate della notte del 24 dicembre o del giorno successivo. Il panettone, ad esempio, non è amato da tutti ma in ogni caso resta il simbolo culinario di tali settimane gioiose . Fu realizzato per la prima volta intorno al XV secolo e, anno dopo anno, sono sorte intorno all’alimento una serie di racconti e fiabe, le più famose delle quali sono due:
Nel primo caso, la leggenda natalizia ricorda che il panis quidam acinis uvae confectus è stato realizzato per la prima volta alla tavola di Ludovico il Moro nel Natale del 1476. Fu ideato dal cuoco Antonio Toni e, da quel momento, “pan di Toni” fu contratto in “panettone”. Ma non si tratta, ovviamente dell’unica credenza in merito; infatti, un altro racconto parla di un convento di suore, nel quale la piccola suora cuciniera, suor Ughetta, inventò un dolce per i suoi poveri. Ancora oggi, soprattutto a Natale, quando se n preparao grandi quantità, la pasta del panettone viene fatta lievitare più volte con un procedimento lungo e complesso che può durare ben oltre le 72 ore. Alla fine, però, la fatica viene ricompensata con un ottimo prodotto finale.
Si mscolano insieme soprattutto i seguenti ingredienti: acqua, farina forte, burro, zucchero, lievito naturale, uvetta sultanina, cedro candito, scorze di arancio candite, uova, vaniglia e sale. Un tempo le massaie lo lavoravano solo in casa e non esisteva l’odierna produzione industriale e prima di infornarlo il capo famiglia lo incideva con un taglio a croce in segno di buon auspicio per il nuovo anno. In quel periodo ogni cosa era un simbolo ed, infatti, con l’uvetta si indicavano i soldi, con l’arancia l’amore e con il cedro eternità, ovvero salute. Ricordi lontani che le nuove generazioni purtroppo non conoscono.