Quella che vi andiamo a raccontare è la leggenda di Capodanno di Otto Cima, a metà tra storia, ricordi e tradizioni. Il tutto a celebrazione di una Italia, sempre meravigliosa in passato come nel presente nonostante oltre ai pregi abbia anche qualche difetto:
Nelle valli del Comasco usavano, una volta, la notte di capodanno, appendere alla porta dei casolari un bastone, un sacco ed un tozzo di pane.
Eccone il perché.
Molti anni fa, al tempo dei tempi, e precisamente la notte di S. Silvestro, padron Tobia stava contando il proprio gruzzolo in un angolo della sua capanna, quando fu battuto alla porta.
L’avaro coprì con un drappo i suoi ducati ed andò ad aprire Una folata d’aria gelata ,
di neve lo colpì in viso.
Era ung notte d Inferno.
Sotto la tormenta, fra il nevischio, egli vide un pover’uomo che si reggeva a stento e che non aveva neppure un cencio di mantello.
Padron Tobia fu molto contrariato da quella vista e domandò bruscamente allo sconosciuto:
Che fate qui? Che volete? Chi siete?
Sono un povero viandante sperduto e sorpreso dalla bufera, e vi chiedo in carità di poter dormire nel vostro fienile.
Io non lascio dormire nessuno nel mio fienile. Andate, andate: non posso far nulla per voi!
Datem,i almeno un tozzo di pane!
Non ho pane; andate!
Datemi un sacco, un cencio da mettermi al collo chè muoio di freddo!
Non ho sacchi e non ho cenci!
Almeno un bastone per appoggiarmi…
Non ho bastoni!
E chiuso l’uscio in faccia all’infelice, ritornò al suo gruzzolo; ma sotto il drappo, invece di ducati; trovò un pugno di foglie secche.
Padron Tobia impazzì e terminò i suoi giorni vagando perle vallate natie e raccontando a tutti la sua disgrazia; ma, d’allora in poi, la notte di capodanno tutti appesero alla porta del proprio casolare un bastone, un sacco, un tozzo di pane.