Sembra una domanda scontata, ma per me non lo era affatto. La mia famiglia era molto religiosa e pur avvicinandomi comunque alla figura del simpatico vecchietto dalla barba bianca e vestito di rosso, metteva sempre al primo posto Gesù Bambino. Era lui che creava la magica atmosfera del periodo con la sua santità e tutti lo festeggiavano. Valutando quanti sforzi facessero i più piccoli per cercare di comportarsi bene e per finire i compiti ed essere promossi, cercava di accontentarli e di far ricevere loro ciò che avevano chiesto. Senza esagerare, però. Le monellerie non erano ammesse e se nel pacco non c’era quelo che si era richiesto, bisognava attendere: c’era stato qualche problema.
Mi dicevano: “vai nella tua stanza e vedi se è passato Gesù Bambino” e Babbo Natale è una figura che, al contrario di molti bambini, ho conosciuto dopo. Erano altri tempi probabilmente e, in ogni caso, attendevo il Natale con tanta gioia nel cuore proprio come adesso. La notte della Vigilia si trascorreva sempre a casa di qualche parente, mentre il 25 non di rado ci si fermava a casa mia e sapevo già che le tante zie mi avrebbero portato qualcosa. Gesù Bambino e Babbo Natale non c’entravano più: tutti gli altri doni erano stati comprati dai parenti e lo sapevo bene.
Mi infastidiva solo che in pochi si rendessero conto che pur avendo 6 anni, ero una di quella bambine che odiano i dolci. Tutti, invece, sempre a portare caramelle con le quali finivo solo per giocare. Mi piaceva distribuirli ai miei alunni, quando mi divertivo a fare la maestra. Per quanto riguarda le abbuffate della Notte della Vigilia non mi fregava nessuno: ero piccola ma mangiavo tanto, al contrario degli altri cuginetti che proprio non riuscivano ad avere fame. L’emozione del contesto mi metteva appetito e una strana felicità e cercavo in tutti i modi di affrettarmi per trovare altri doni.