Il flauto magico racconta della magia della nascita di Gesù Bambino e di quello che avvenne immediatamente dopo. Noi per comodità abbiamo diviso il racconto natalizio in due parti e vi riportiamo la prima augurandovi di vivere sempre come se fosse il 25 dicembre: con la gioia nel cuore.
Da quel giorno, ogni volta che scoppiava un litigio, i presenti chiamavano il pastore e gli dicevano:” Suona il flauto” e al suono del flauto le tensioni si placavano, le voci irose si addolcivano e le collere si spegnevano. I cuori di ghiaccio si scioglievano e i sorrisi rifiorivano. Ma quale fu il destino dello splendido strumento che racchiudeva il canto degli angeli? Quando si sentì vecchio, il pastore affidò il flauto al figlio. Questi divenne celebre con il nome di “pacificatore”.Quando pacificatore morì, il flauto passò al figlio, che a sua volta lo lasciò al figlio e così via per secoli, finché un crociato lo comprò come ricordo di Terrasanta e lo portò in Europa. Ma nessuno si ricordava più dello straordinario potere del flauto. Passò di baule in baule, di eredità in eredità, finché… “Nonno, di chi è questo vecchio flauto?”domandò Albi, nove anni mentre rovistava negli scatoloni della soffitta.”L’aveva comprato il bisnonno ad un asta di cimeli, probabilmente è molto antico”, rispose il nonno.”Lo posso tenere?”. “Certo”.”Magari è magico…”, concluse Albi e cominciò a lucidarlo con il fazzoletto. Lo portò alle labbra, il suono era dolce e limpido. Il mattino dopo, Albi portò il suo nuovo flauto a scuola. Non faceva bella figura, era nero e opaco. La maestra era in ritardo e la classe in subbuglio. Riccardo e Mario si erano messi a litigare furiosamente e si stavano picchiando, rovesciando libri e banchi. Albi si rifugiò in un angolo e provò il flauto. Un’armonia soave e leggera avvolse i bambini. Riccardo e Mario si fermarono come per incanto. “Scusami”, disse Riccardo, “Facciamo la pace”, rispose Mario. Tutti guardarono Albi, “Come suoni bene!”, esclamò Mirella, “Io veramente ci ho solo soffiato dentro…” mormorò Albi, arrossendo. “Lo sapevo che era magico”, pensò, felice della scoperta. Ma più felice era il cuore della giovane canna che aveva conservato per secoli il canto degli angeli, senza perderne neppure una nota.