Giovanni Guareschi compose “la favola di Natale” nel 1944 e si tratta di un racconto musicato di un sogno di libertà. Decise di scriverla in un periodo in cui si trovava internato in un campo di concentramento ed infatti narra di sentimenti veri e profondi, con una intensa morale che solo chi ha sofferto può comprendere fino in fondo. In realtà, decise di scriverla anche per distrarre i suoi compagni nel periodo natalizio, tra l’altro il secondo da prigionieri. E’ ispirata da tre Muse che si chiamano Freddo, Fame, Nostalgia.
Nella favola i protagonisti sono un bambino di nome Albertino (figlio dell’autore), la sua nonnina, il suo cagnolino Flick e una lucciola. Tutti devono compiere un viaggio per andare nel campo di concentramento dove si trova il padre. Il piccolo vorrebbe recitargli una poesia per Natale, ma lui non c’è ed è costretto a dirla alla sedia vuota. Per fortuna il miracolo si compie e si spalanca una finestra che lascia volare liberi i suoi versi. Il viaggio d’amore fra i due familiari è tenero e incredibile e ovviamente arricchito dalla presenza di strane creature che tanto fanno divertire i più piccoli, ma fanno anche pensare a quanto alcune situazioni siano difficili da gestire.
Alla fine giunge un meraviglioso pranzo di Natale durante il quale Albertino può riabbracciare il padre anche se solo per qualche attimo perchè poi tutto dovrà tornare come prima, lui a casa e l’uomo nel campo di concentramento. La finestra si apre all’improvviso ed i versi si trasformano in un uccellino che vola via nel vento. Cosa resta da fare al figlioletto? Andare in cerca di suo padre insieme al cane Flick, anche se i due non hanno mai viaggiato prima. Si incamminano dalla terra della Pace diretti verso la terra della Guerra e incontrano lungo la via molti personaggi, finché non raggiungono la Foresta degli Incontri. Qui si possono riabbracciare davvero.