Capodanno: un racconto piccolo piccolo

Ancora una volta è Dino Buzzati a raccontarci del Natale, anzi per meglio dire del Capodanno. Certo per noi udire la sua voce, il suo piccolo gemito di anno neonato è impossibile per via dei botti tipici e dei fuochi d’artificio, eppure si fa ascoltare da chi può udirlo. In questo modo, secondo l’autore, se vi trovate in una zona isolata dove non arrivano gli strepiti della gente che saluta a modo suo il periodo appena passato, ascolterete un fremito nuovo che forse saprà emozionarvi. Un tempo si rompevano i piatti e le cose vecchie, ora fondamentalmente si sparano a volte delle vere e proprie bombe e quella notte è davvero pericoloso restare fuori. Ogni anno, purtroppo, si registrano tanti, troppi, incidenti. A fine 2011 era stata vietata in molte città questa pratica, ma in pochi l’hanno rispettata e i feriti gravi non sono mancati nemmeno stavolta. Speriamo che presto le cose cambino, affinché tutti possano veramente festeggiare:

La voce del Capodanno

Dicono che a mezzanotte in punto, nell’atto di venire al mondo, l’anno emetta una sua voce e che, da questa voce, si possa capire che razza di annata seguirà.
Ma a mezzanotte c’è baccano… Ci sono, è vero, anche coloro che non fanno baldoria; e pure questi sono svegli, quando gennaio arriva, se non altro per curiosità.
Magari si sono già ficcati a letto e di qui tendono le orecchie; ma udire non potranno perché intorno gli altri fanno festa.
Solo nella grande pace delle campagne, dei monti, dei mari e dei deserti, la voce si può udire, e non altrove.
Ma anche laggiù, però, è difficile che un uomo sia completamente solo; a mezzanotte del 31 dicembre anche il vagabondo cerca d’incontrare un proprio simile, al momento giusto,
«Buon Anno», si dicono a vicenda, e la famosa voce va perduta.

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