Dino Buzzati ha provato a raccontare la poesia del Capodanno e a cogliere nell’animo di ognuno di noi quello che si prova:
Tra poco, cominciando l’anno nuovo, qualcuno di voi forse riuscirà a udire la sua voce.
Gennaio in fin dei conti è un mese pressappoco uguale agli altri. Agli occhi degli uomini è invece il mese più importante; e l’importanza sta tutta nel principio, nel primo giorno,nella prima ora, nel suo primissimo minuto.
Dicono infatti che a mezzanotte in punto, nell’atto di venire al mondo, emetta una sua voce; e che da questa voce si possa capire che razza di annata seguirà.
Ma a mezzanotte c’è baccano. Crepitano l bottiglie di spumante, risate; grida, schiocchi di baci, petardi fuori nella via. E in tanto strepito si perde la voce misteriosa.
Ci sono, è vero, anche coloro che non fan baldoria; e pure questi sono svegli, quando gennaio arriva; se non altro per curiosità.
Magari si sono già ficcati in letto e di qui tendono le orecchie; ma udire non potranno perché intorno, nelle case e nelle vie, gli altri fanno festa.
No, nemmeno negli ospedali e nelle carceri, dove solitamente a mezzanotte regna un tetro silenzio, neppure nelle corsie e nelle celle vigilate da lugubri lumini, la voce viene udita; perché,
quando l’anno nuovo comincia, la vita anche là dentro si riaccende, e pazze voci di augurio si rispondono di letto in letto, da un’inferriata all’altra.Quando sono terminati i dodici rintocchi della mezzanotte, un anno muore ed uno nasce.
Gli uomini fanno festa e gli echi delle risate, del frastuono e degli scoppi raggIungono anche i luoghi più tristi e nascosti, diffondendo ovunque speranza ed allegria. Tutti si scambiano auguri e nessuno ode la voce che non si può distinguere e che rappresenta il mistero di ciò che ci serberà il futuro. Ti è qui rivelata una verità profonda e colma di saggezza: è meglio non sapere come sarà il domani per potersi abbandonare alla speranza.