Ne ho una a casa di Pigotta dell’Unicef, che mi ricorda che a Natale ma non solo, l’amore per gli altri e non solo per se stessi e per il consumismo, deve essere assoluto protagonista. Torna con la festa più bella dell’anno la Pigotta, la bambola di pezza realizzata a mano e in primo piano per combattere la mortalità infantile. Si può avere con una offerta e ora è il momento di dare il proprio contributo. Ce ne sono di tutti i tipi e, ovviamente, ognuna è diversa dall’altra del tutto, proprio perché di fattura artigianale.
Potrete prendere la vostra Pigotta dell’Unicef direttamente in 600 piazze italiane per tutto dicembre e, soprattutto, il 22 e il 23. Le bambole sono perfette per grandi e piccini e sono sempre gradite, quindi potrete anche regalarle. A chi andrà l’offerta? Saranno legate al problema della malnutrizione e l’idea è quella di salvare entro il 2014, 400 mila bambini.
Al progetto si accostano anche artisti piuttosto noti ed, infatti, per la Pigotta 2012 la testimonial è Malika Ayane. Il mondo della Pigotta è molto variegato. Questa bambola speciale non solo può salvare la vita di un bambino in un paese in via di sviluppo, ma è anche molto carina. Come mai si è scelto questo simbolo e perché si chiama Pigotta? In realtà, in dialetto lombardo erano le bambole di pezza del dopoguerra, le stesse che con la loro unicità sono state adottate da qualche anno dall’Unicef. Vengono prodotte artigianalmente e le realizzano nonni, genitori e bambini, a casa, a scuola, presso associazioni e centri anziani di tutta Italia. Il costo minimo per la donazione è di 20 € e tutti possono adottare una Pigotta e sostenere l’UNICEF e i suoi programmi salvavita dell’Africa centrale e occidentale. Chi la sceglie entra in qualche modo in contatto anche con chi l’ha creata e grazie all’UNICEF, verrà inserito in un programma di lotta alla mortalità infantile denominato “Strategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dell’infanzia”.