Francesco De Gregori, con la sua arte sopraffina e la capacità di dire tanto sulle sette note e senza offendere, ha scritto anche un pezzo a tema che si intitola “l’uccisione di Babbo Natale“. E’ un brano inserito nell’album Bufalo Bill e non è tra i suoi pezzi scritti più noti. In realtà parla di disillusione, di determinazione e, in questo senso, il periodo festivo è solo un pretesto per colpire, far rendere conto di quale realtà a volte, per fortuna non ci tocca ma c’è. Babbo Natale è stato ammazzato e non esistono più quei sogni scanzonati ma solo un quotidiano non sempre facile da accettare e non certo per tutti. Il 25 dicembre è vivo però per chi sa aspettarlo con pazienza da sempre e non cambia idea con il tempo che passa, ritenendolo sempre il più bel periodo dell’anno.
L’uccisione di Babbo Natale
Dolly del mare profondo, figlia di minatori,
si leva le scarpe e cammina sull’erba insieme al figlio
del figlio dei fiori.
E fanno la solita strada fino al cadavere del grillo,
la luna impaurita li guarda passare
e le stelle sono punte di spillo. E mentre le lancette camminano
i due si dividono il fungo e intanto mangiando ingannano il tempo
ma non dovranno ingannarlo a lungo. Infatti arriva Babbo Natale,
carico di ferro e carbone, il figlio del figlio dei fiori lo uccide
con un coltello e con un bastone. E Dolly gli pulisce le mani con una fetta di pane,
le nuvole passano dietro la luna e da lontano sta abbaiando un cane.
E la neve comincia a cadere, la neve che cadeva sul prato e in pochi minuti
si sparse la voce che Babbo Natale era stato ammazzato.
Così Dolly del mare profondo e il figlio del figlio dei fiori
si danno la mano e ritornano a casa, tornano a casa dai genitori.