Nella mia famiglia, la Befana era una figura fin troppo secondaria e non mi avevano raccontato molto. I regali, quelli veri, del resto, arrivavano a Natale e la figura della vecchina vestita di stracci, come molti bambini, mi incuriosiva soltanto per un dettaglio: si muoveva a cavallo di una scopa. Questo doveva essere molto divertente ed, infatti, mi sarebbe piaciuto almeno provare. Non avevo paura di cadere, se ci riusciva una signora anziana potevo farlo anche io. Per dire la verità , nei primissimi anni non ricordo mai nessuno che mi disse approfonditamente di lei. Intorno ai sei anni, improvvisamente, la vicina di casa mi chiamò dicendo che la Befana era passata da casa sua e le aveva lasciato qualcosa per me.
All’interno di una calzetta di feltro, c’erano caramelle e anche tanto, tanto carbone. Ricordo che mi spiegarono che quello era per i miei capricci. Sapevo di essere una bambina estremamente monella e difficile da gestire, ma quella signora che spiava la mia vita e, oltre la burla pure la beffa, mi portava dei dolciumi dal brutto aspetto, proprio non lo sopportavo. In questo modo la Befana, non solo cominciò a farmi paura, ma decisi che l’avrei odiata a lungo. In più, non mi seguiva bene, o forse aveva davvero voluto farmi un dispetto. Si perché non si era resaconto che, probabilmente, ero l’unica piccola al mondo che odiava i dolci e non mangiava caramelle e quant’altro. Ancora, magari era distratta e vista l’età dava i numeri.
Insomma, le pensavo proprio tutte, ma quella donna dal passato misterioso e dal comportamento curioso mi metteva ansia. Deve averlo capito, o forse i miei in qualche modo se ne sono accorti del mio disappunto, anche se non dissi mai a nessuno delle mie sensazioni, perché non tornò più a farmi visita e ho potuto continuare a fare i capricci anche senza l’ombra del suo arrivo.