Il Natale tanto tempo fa: le Piccole Donne

 

Il Natale è una festa che mette addosso tanta gioia e ormai lo stesso termine per ricordarlo è sinonimo di felicità. Non per tutti è così e per chi come me non aspetta che questa festa per tutto l’anno, da sempre, è strano crederlo. Ragionandoci bene, però, è facile comprendere che oggi il 25 dicembre ha poco in comune con le feste del passato e tanto consumismo può dare fastidio. Immagino come doveva essere un tempo, quando non era la crisi economica ad abbassare il livello di benessere: certi lussi non si erano mai visti comunque e ci si accontentava delle piccole cose. Un pò come nella storia delle Piccole Donne, un racconto che mi piace spesso rileggere.

Il mix che unisce suggestione e struggimento c’è tutto: il padre in guerra che scrive lettere ogni tanto lette dalle figlie con la mamma con una lacrimuccia che scende sul viso e una festa vissuta mettendo in primo piano solo l’amore. Le ragazze sono adolescenti e la povertà è a livelli massimi, proprio per il conflitto in corso. Il tutto in uno scenario freddo dove la neve è spessa e regala l’idea che si geli fuori. In più non lavorano e non hanno dei risparmi. Tuttavia, sanno che la madre fa moltissimi sacrifici per farle studiare e prova molto dolore per la mancanza del marito, che per fortuna alla fine della storia ritornerà. In questo modo fanno il possibile per raccogliere tutti i centesimi che hanno e poter augurare Buon Natale alla genitrice a modo loro.

Oggi certe scene non possiamo che rivederle nei film e datati per giunta. Non è che manchi l’affetto, ma siamo presi da troppe cose, per avere ancora il tempo di dimostrarlo. In più, crisi o meno siamo circondati da mille accessori e da una serie di distrazioni che ci fanno dimenticare che possiamo dire Ti voglio bene ai nostri cari, senza per questo sembrare ridicoli o antiquati.

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