Natale: simboli e tradizioni nel mese di dicembre

 

Quella festa che tutti amiamo e che corrisponde alla nascita di Gesù Bambino, cioè il Natale, è legata un pò anche ai giorni che segnano l’inizio del ciclo annuale preparatorio del periodo più freddo. Questo a livello temporale ma anche in senso spirituale, tanto che i fedeli possono prendere parte alla classica “novena di Natale”. Particolarmente sentita in Sicilia viene arricchita dalla presenza dei ciaramiddari, i suonatori di cennamella. Il cenone della Vigilia di Natale, ad esempio, che a noi appare come un momento in cui abbuffarsi fino a scoppiare, in realtà ha carattere purificatorio. In molte regioni infatti, nonostante le pietanze siano tante, hanno un comun denominatore che è il portare in tavola cibi “magri”. Un esempio su tutti è il capitone che a Roma si vende per tradizione al portico di Ottavia. Un altro motivo di tanta aggregazione è l’amicizia e la fratellanza.

Nei periodi più antichi non c’era festa senza il ceppo che quando veniva acceso doveva rimanere sul focolare fino a Capodanno. Vi si fondevano due elementi propiziatori: il valore del fuoco e l’immagine del sole. A Genova, questo veniva offerto Doge dalle genti della montagna con una cerimonia pubblica detta  “confuoco”. Sul tronco venivano versati vino e confetti alla presenza di molti cittadini. In Puglia oggi, invece, si crede ancora che il ceppo vada acceso per cancellare il peccato originale.

 

 
L’aspersione con il vino, invece ricorda il sangue di Cristo, tanto che proprio in Abruzzo, si mettono ad ardere tredici piccoli legni “in memoria di Cristo e degli apostoli”. A Isernia si benedice il ceppo con l’acqua santa nelle case, mentre i presenti gridano “viva Gesù” e si pensa che nella notte di Natale avvengano prodigi e incantesimi. Si ritiene persino che chi nasca in quella notte possa diventare un lupo mannaro ma ovviamente sono solo antiche credenze popolari.

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