A Custonaci, in Sicilia, dove dal 1983 viene organizzato ogni anno uno dei più importanti presepi viventi di Italia, 350 attori residenti nella cittadina trapanese si trasformano per l’occasione in attori. L’evento prende vita a partire dalla notte dalla notte del 24 dicembre quando Maria a bordo di un asinello inizia il suo cammino con Giuseppe e si ripropone la storia legata alla ricerca dell’alloggio e della nascita di Gesù Bambino nella stalla. Intorno fiaccole e un lungo corteo. Si attraversa, quindi, un sentiero e si giunge fino a Scurati dove si trova il borgo di vecchie case rurali abbandonate in cui sorge la grotta Mangiapane. Il nome della apertura naturale rocciosa del Paleolitico deriva dalla famiglia che vi abità nell’Ottocento fino alla grande guerra.
Giunta appunto a Scurati Maria bussa alla porta di una locanda ma non c’è posto per la notte e allora decide di fermarsi nella vicina grotta dove poi si svolgerà la scena della Natività. Come in ogni presepe vivente questo è il momento più importante e in fondo alla grotta di Custonaci si sono il piccolo, Maria, Giuseppe, il bue e l’asinello. Moltissimi i doni portati al Salvatore, in primo luogo tanti prodotti tipici siciliani.
Viene ricreato per l’occasione un percorso che dall’ingresso della grotta giunge fino alla mangiatoia e rivivono in questo senso usi, costumi e mestieri dimenticati. In questo piccolo borgo c’è chi prepara il pane, chi lava gli abiti, chi zappa la terra e chi lavora alla nassa, cioè la trappola per crostacei e cefalopodi. Non manca il “carradore” che tenta di cerchiare una ruota di un carretto e ancora chi lavora la pianta di agave, il lavoratore della pianta di agave e il cardatore di lana. Tutti mestieri scomparsi ma non da troppo tempo ed è bello a volte riscoprire le radici degli antichi mestieri, quando non c’era benessere ma le persone sembravano molto più felici.