Il giorno di Natale e la notte precedente, si è soliti scambiarsi doni quasi sempre in famiglia, circondati da alberi natalizi e soprattutto tante luci colorate. Una usanza che si perde nella notte dei tempi ed è legata ai romani. Questo perchè dicembre è il momento più freddo dell’inverno quando si giunge al culmine del gelo e nell’antichità corrispondeva al periodo di purificazione che preparava alla nascita dell’anno in arrivo. Una sorta di vita diversa, rinnovata, portata dal solstizio di inverno e dalla rinascita dl sole per cui era lecito festeggiare. Addirittura, proprio a Roma, dal 17 al 24 dicembre, si festeggiavano i Saturnali, in onore di Saturno, dio dell’Età dell’Oro in cui l’amore e la gioia regnavano incontrastati.
Chiaramente non mancavano gli eventi di largo respiro che trovavano come splendida location il tempio che si trovava a ipiedi del Campidoglio. Come da tradizione si optava per un sacrificio sull’ara e per un “convivium publicum”, un grande pubblico banchetto al quale partecipava tutta la popolazione di qualunque ceto. Ecco, cheprendevano il via le feste private evia con i doni. Una curiosità: il termine strenne deriva da Strenia, divinità di origine sabina il cui culto venne introdotto a Roma da Tito Tazio. Poteva contare su di un bosco sulla via Sacra. Se i primi anni ci si scambiava alloro come portafortuna piano piano le cose cominciarono a modificarsi.
Spesso si preferiva donare le candele, legate sempre al ciclo vitale del sole e realizzate con cera d’api, animali sacri che gli egizi ritenevano essere nati dalle lacrime del dio Ra (il dio Sole). Le luci che ancora oggi si ritrovano un pò ovunque in questo periodo dell’anno così solenne erano quindi sempre legate al sole, alla spiritualità e alla rinascita e anche se oggi in molti non ne conoscono la simbologia, in realtà, riescono a sentirne il buon auspicio e l’invito alla gioia per tutti i mesi che verranno.